Racale, 02 Giugno 2013
Quando mi è stato chiesto di scrivere questa lettera sono stato colto da un sentimento contrastante. Come uomo delle istituzioni, Sindaco di una piccola realtà che riesce a sorprendere ancora tanto, vostro collega, mi sarebbe possibile elencarvi una serie di vantaggi e di opportune considerazioni riguardo al disegno di legge che siamo invitati a firmare. Non ve ne dirò neanche una, non è questo il ruolo che ho scelto, non ottimizzo le idee e non faccio economia di pensiero.
Come uomo, come fratello, figlio, possibile padre vi supplico di ascoltare la richiesta di questi fortunati malati. Vi sembrerà un controsenso, un assurdo ossimoro del tutto deprecabile considerare un malato come fortunato. Io non parlerò mai di loro come “poveretti”, come “disgraziati”, io non voglio muovervi a compassione, non sia mai che queste mie parole suscitino in voi pena e commiserazione. Vi scrivo come amico di Lucia ed Andrea, vi scrivo come un narratore discreto ma attento che ha osservato da vicino il loro percorso, le loro sofferenze, il loro sentimento di lotta e il perché di questa loro stravagante richiesta. Vi voglio raccontare di William, compagno fedele di Lucia, altra vittima inconsapevole della sclerosi multipla. Lucia ha la mia età, ci conosciamo da anni e so da tempo della sua malattia. Un male sul quale illustre dottrina scientifica ha cercato di trovare risposte sicure, terapie efficaci senza in realtà giungere ad un effetto curativo certo. Ho visto William accompagnare Lucia su di una sedia a rotelle, ho visto Lucia impastare qualche torta alla canapa, confesso di aver seguito la scena prima con il terrore di un bigotto e poi con la tenerezza e la speranza di un amico, ho visto Lucia alzarsi da una sedia con le sue gambe, incerta sui passi ma fiera nella sua riconquistata stazione eretta, ho sorriso e l’ho abbracciata. Ho trovato in Lucia ed Andrea la ragione del loro impegno, ho trovato nel loro impegno la forza della solidarietà, la solidarietà del e nel dolore. Loro sono due ragazzi che hanno avuto la possibilità di sfruttare i benefici della canapa a scopo terapeutico, con protocolli innovativi previsti dagli ospedali dove si trovano in cura e dalla Regione Puglia. Non poteva rimanere un segreto il loro benessere, una seppur parziale, riconquistata salute. Chi ha sofferto come loro, chi sa cosa significa un crampo, non riuscire a camminare, avere costantemente spasmi che ti dilaniano i muscoli, non riesce ad essere egoista. Chi ha sopportato di perdere il controllo del proprio corpo non si spaventa davanti ad una lotta che è prima di tutto volta a difendere i malati, che ha l’obiettivo di ridare loro dignità, speranza, sollievo. Una lotta che è anche contro l’ipocrisia e la sordità di chi non sa ma non vuol capire. Chi, come loro, vive ogni giorno di vita ed ogni minuto della nostra normalità come un dono è riuscito a diventare altruista e solidale.
La proposta di legge che siete invitati a sottoscrivere propone di concedere ai Cannabis Social Club l’approvvigionamento della canapa a scopo terapeutico e quindi la possibilità, anzi il dovere, di renderla disponibile a chi ne ha bisogno: malati di SLA, sclerosi multipla, cancro e tante altre malattie che ne potrebbero beneficiare.
È una scelta scomoda, cari Sindaci e cari Politici, lo so bene. Nessuno vi farà un plauso per questo, ci saranno frotte di qualunquisti e disdicevoli perbenisti che saranno disposti a mettervi sulla gogna per questo. Farete i conti anche con la vostra coscienza, con la vostra morale, rimuginerete se non vi sia qualcosa che sia più lecito e meno scomodo per questi malati anziché la canapa, probabile che qualcuno di voi scelga sotto l’impulso dell’anima e deciderà d’impeto di firmare, altri saranno tentati a cestinare il tutto per non fare i conti con la propria coscienza e per non sentire rimorso più grande per non aver risposto ad un semplice, umano atto di democrazia. Le opposizioni avranno il pretesto di attaccarvi, i cittadini potrebbero non capire, e non ne sono poi così convinto, ma ci sarà sempre una mamma, un fratello, un amico di un malato come Lucia e Andrea, ci saranno in ogni momento ed in ognuna delle vostra realtà dei ragazzi come Lucia e Andrea che si alzeranno dalla sedia da soli. Sono loro la ragione di tutto questo, la vostra firma è il loro abbraccio.
Vi invito su questa “cattiva strada”, vi esorto a firmare con un verso di De Andrè:
“non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c’è amore un po’ per tutti sulla cattiva strada.”
Donato Metallo